Il prete dei migranti

Don Giusto della Valle è parroco a Rebbio, alla periferia sud di Como, e offre ospitalità e integrazione a migranti ed emarginati

10 settembre 2016

(Luisa Nitti) Protezione, cibo, vestiti, visite mediche: da cinque anni don Giusto della Valle, con i volontari della sua parrocchia di Rebbio, a Como, fornisce questa assistenza di base a ragazzi minorenni stranieri non accompagnati. In questi anni ne hanno già assistiti circa 330. La maggior parte dei rifugiati si appoggia per periodi brevi su questa struttura di volontari, preferendo tentare di proseguire il proprio viaggio verso la Svizzera e la Germania. Ma c’è anche un lavoro che viene svolto più a lungo termine a favore di coloro che manifestano l’intenzione di voler restare. Attualmente vengono ospitate dalla parrocchia circa 25-30 persone. Sono molto eterogenee, di provenienze diverse: alcuni sono richiedenti asilo, altri hanno ricevuto un permesso di soggiorno e non sanno dove andare.

Comunità eterogenea
Negli ultimi mesi però è cresciuta l’emergenza dei minorenni non accompagnati. “La maggioranza di loro - spiega don Giusto - arriva dalla Guinea Conakry; sono quasi tutti maschi e ragazze tra i 16 e i 18 anni. Attualmente sono 15 quelli che hanno chiesto di restare. Noi lasciamo passare alcuni giorni per capire se veramente vogliono restare, lasciamo loro il tempo per orientarsi, per scegliere. Poi segnaliamo ai servizi sociali del Comune di Como la loro presenza, e i servizi sociali mettono in atto la ricerca di comunità in cui inviarli. Finora ne sono stati collocati quattro ma la domanda è crescente, ogni giorno arrivano 2-3 persone nuove”.

Accoglienza e integrazione
La parrocchia guidata da don Giusto ha anche firmato una “Carta dell’accoglienza”, insieme ad altre realtà comasche legate a Caritas, Acli, Padri Somaschi. La Carta chiede fra l’altro di promuovere forme di accoglienza diffusa sul territorio: si chiede che siano in tanti ad accogliere piccoli gruppi e non, come avviene adesso, che poche realtà accolgano grandi numeri di profughi. C’è poi la sollecitazione ad aumentare le ore di lezione di italiano: un minimo di 12 settimanali, con verifiche periodiche. E infine il tema della formazione professionale: tassello fondamentale per tentare un percorso di inserimento per questi stranieri.

Emergenza profughi
La città di Como si trova ad affrontare da circa due mesi a questa parte una grave emergenza profughi: sono bloccate in stazione almeno 400 persone, che tentano di passare la frontiera a Chiasso ma vengono puntualmente bloccate dalle guardie di confine svizzere. Secondo don Giusto il Comune non era pronto ad affrontare questa emergenza. “La collaborazione con le autorità comunali fatica ma c'è - spiega -: vorremmo comunque più impegno di tipo strutturale, come la riapertura del centro per minori stranieri non accompagnati che il Comune di Como ha chiuso anni fa. Questo deve essere subito riaperto perché non si può affidare ai cittadini quello che è competenza del Comune”.

Cibo, vestiti e lezioni d'italiano
Il servizio di accoglienza garantito dalla parrocchia di Rebbio fa affidamento su una solida rete di volontari. Esiste un servizio di accoglienza immediata, composto da 12 persone circa. Alcuni fanno l'accompagnamento per i documenti, altri fanno accompagnamento per i problemi sanitari. C'è una ventina circa di volontari che sostiene la scuola di italiano per stranieri, ci sono anche degli allenatori che aiutano per il corso di calcio e altre persone che danno una mano su dei corsi specifici.
Tutta questa attività naturalmente ha dei costi, che sono sostenuti principalmente dalla parrocchia stessa. “Abbiamo lanciato una campagna di adesione rivolta alle famiglie - spiega don Giusto - e inoltre quando accogliamo dei richiedenti asilo noi riceviamo dalla Caritas 25 euro al giorno. Noi investiamo questi contributi per borse lavoro e formazione a favore dei richiedenti asilo”.

Tradizione di accoglienza
La città di Como, ritiene don Giusto, è una città che ha una tradizione radicata di accoglienza, proprio perché è una città di confine. “Da anni - spiega - c’è un ottimo lavoro di rete, che si sta mostrando in tutta la sua forza in queste settimane di emergenza al confine fra Como e Chiasso”. E l’accoglienza è tanto più necessaria quando si tratta di minori e di donne. Le reti criminali, il mercato della prostituzione, sono molto pronti ad intercettare i flussi di rifugiati per il proprio profitto. Su questo le associazioni di volontariato, con le istituzioni, possono fare molto.