Stretta di mano obbligatoria

Nonostante la libertà religiosa, nel cantone di Basilea Campagna la stretta di mano diventa obbligatoria

04 luglio 2016

(ve/ref.ch) Nel cantone di Basilea Campagna allieve e allievi non possono più rifiutarsi di dare la mano agli insegnanti per motivi religiosi. Chi lo fa rischia di incorrere in pesanti sanzioni decise dal Dipartimento cantonale dell'educazione.

Un caso che fa discutere
Il caso dei due allievi musulmani che nella scuola media di Therwil (BL) si sono rifiutati di dare la mano alla loro insegnante ha valicato i confini cantonali ed è finito su tutti i giornali. Nel frattempo il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport di Basilea Campagna (BKSD) è giunto alla conclusione che un tale rifiuto non è accettabile. Una verifica giuridica, commissionata dal BKSD, ha dimostrato che le scuole di Basilea Campagna possono esigere la stretta di mano, e ciò nonostante il principio che garantisce la libertà religiosa. La disposizione transitoria adottata della scuola secondaria di Therwil all'indomani dell'incidente, secondo la quale ai due allievi era concesso rinunciare all'usuale stretta di mano, è stata di conseguenza revocata.

Limiti alla libertà religiosa e di coscienza
Secondo il parere legale, l'obbligo della stretta di mano rappresenta un'intromissione nella libertà religiosa e di coscienza, tuttavia essa non riguarda l'essenza della fede musulmana ed è quindi giustificabile. Secondo il Dipartimento basilese, gli interessi pubblici sono prevalenti sugli interessi privati degli allievi. Per il BKSD tali interessi pubblici, in relazione con la stretta di mano, sono nello specifico la parità di trattamento di uomo e donna, l'integrazione degli stranieri e un'attività scolastica ordinata. Inoltre il gesto sociale della stretta di mano è importante per la futura vita professionale degli scolari. Nel caso di Therwil, poi, l'esercizio della libertà di fede e di coscienza dei due allievi limita la libertà religiosa degli altri. Con il rifiuto della stretta di mano, infatti, tanto gli insegnanti quanto gli allievi verrebbero condizionati da un comportamento di carattere religioso.

Sanzioni contro allievi e genitori
Chi nelle scuole di Basilea Campagna continuerà a rifiutarsi di stringere la mano incorrerà nelle sanzioni previste dalla Legge sulla formazione, mentre genitori e tutori potranno essere ammoniti. Se ciò non dovesse servire sarà possibile anche l'irrogazione di una multa fino a 5.000 franchi. Contro allieve e allievi potranno essere prese inoltre misure disciplinari che dovranno avere, secondo un comunicato del BKSD, uno scopo pedagogico ed essere “adeguate, necessarie e proporzionate”. Oltre al BKSD, del caso dei fratelli musulmani di Therwil si sono occupati anche la magistratura dei minorenni, la polizia e l'Ufficio della migrazione. Dopo aver visionato i filmati postati sulla pagina Facebook dei giovani, le autorità sono giunte alla conclusione che al momento non sussistono fatti giuridicamente rilevanti.

Costruire ponti per l'integrazione
L'Ufficio della migrazione, dal canto suo, dopo aver interrogato i membri della famiglia, ha ammonito una persona per apologia della violenza nei social media. Che cosa ciò comporti per la richiesta di naturalizzazione, al momento sospesa, è soggetto al segreto d'ufficio.
Per affrontare meglio il problema dell'integrazione le autorità di Basilea Campagna intendono rafforzare la loro collaborazione. I Dipartimenti dell'educazione e della sicurezza vogliono creare un ponte tra diritto della formazione e diritto degli stranieri, cosa che richiede un adeguamento delle basi giuridiche. In caso di problemi di integrazione gravi, che comportino sanzioni, le scuole di Basilea Campagna dovranno in futuro informarne l'Ufficio della migrazione, che in qualità di autorità competente prenderà eventualmente in considerazione misure di diritto in materia di stranieri.
Il BKSD paragona questa procedura all'obbligo di denuncia all'Autorità di protezione dei minori (APMA) in caso di possibile minaccia per il benessere del bambino. Anche in questo caso spetta all'autorità, e non alla scuola, il compito di verificare la situazione ed emanare le misure che saranno ritenute opportune. (trad. it. G. M. Schmitt/voceevangelica.ch)

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