Gran Bretagna il giorno dopo

Per molti esponenti cristiani, l'esito scaturito dalle urne sul referendum Brexit rappresenta una grande delusione

24 giugno 2016

(Paolo Tognina) "Questo è il giorno che non avremmo mai voluto veder sorgere", hanno scritto questa mattina Sarah Dickson e Michael Sadgrove, responsabili dell'associazione "Christians for Europe" che ha riunito un ampio fronte cristiano favorevole alla permanenza della Gran Bretagna nell'Unione Europea. "Abbiamo pregato perché il nostro Paese decidesse di rimanere in Europa", hanno aggiunto, "ma dopo mesi e mesi di dibattiti intensi gli elettori e le elettrici hanno deciso. Dire che siamo dispiaciuti e delusi non è sufficiente per esprimere i nostri sentimenti. Tuttavia un voto è un voto. E noi lo rispettiamo".

Preoccupazioni per il futuro
Le domande ora sono numerose e i responsabili di "Christians for Europe" le esprimono nelle riflessioni pubblicate sul loro sito: "Quale sarà ora il futuro dell'Unione Europea? La Gran Bretagna sopravviverà unita a questo voto o la Scozia deciderà di prendere una strada separata? Come potranno essere riconfigurate le relazioni commerciali con l'UE e con il resto del mondo?". Per Dickson e Sadgrove è evidente che i prossimi mesi e anni si prospettano turbolenti per la Gran Bretagna e per l'intera Europa. Ma la domanda principale, per il movimento cristiano proeuropeo, è quella relativa alla risposta che i credenti possono e devono dare di fronte alla decisione scaturita dalle urne.

Fronte cristiano europeista
Durante la campagna che ha preceduto il voto, "Christians for Europe" ha cercato di introdurre nel dibattito considerazioni che vanno oltre le questioni pragmatiche legate al puro e semplice interesse della Gran Bretagna. "Abbiamo affrontato temi etici e teologici legati alla nostra società", hanno scritto Dickson e Sadgrove, "sottolineando alcuni principi basati sulla nostra fede: l'amore per il prossimo, la solidarietà con chi è svantaggiato, la ricerca del bene comune, la promozione del vivere insieme evitando la tentazione isolazionista".
"Christians for Europe" ha potuto contare sull'appoggio di molti leader cristiani e di comunità di fede che si sono espressi pubblicamente a favore della permanenza della Gran Bretagna nell'UE. Un mese fa, 37 personalità - tra cui l'ex arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams - hanno firmato un manifesto proeuropeista. L'attuale arcivescovo, Justin Welby, primate della Comunione anglicana, e il numero due della Chiesa d'Inghilterra, John Sentamu, hanno rilasciato delle interviste, a pochi giorni dal voto, per affermare il loro dissenso sul Brexit. Ma la loro voce non ha evidentemente potuto rovesciare l'esito della consultazione. Delusa dal voto anche Carla Maurer, teologa sangallese, attualmente pastora della Swiss Church di Londra. "Stamattina non potevo credere alle mie orecchie", ha scritto su Facebook, "mi sembra un brutto sogno. Ma purtroppo è la realtà".

Contro la rassegnazione
"Noi continuiamo a credere che il progetto europeo sia fondato su principi profondamente radicati nel cristianesimo, di solidarietà e di collaborazione", hanno commentato Sarah Dickson e Michael Sadgrove. "Malgrado la tristezza che ci riempie oggi, noi rimaniamo europei e siamo fermamente determinati a continuare a lavorare a stretto contatto con i nostri partner che consideriamo amici e alleati. Non accettiamo una visione isolazionista e non vogliamo diventare un'isola separata e insignificante. Continueremo a perseguire una politica di rispetto e di compassione con un orizzonte internazionale. L'evangelo della morte e della resurrezione di Gesù ci rende gente piena di speranza. Non ci perderemo d'animo".

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