(Anna Latron) Mentre la campagna per il Brexit si avvicina al suo culmine, a tre settimane dal voto 37 leader religiosi ricordano, in una lettera aperta, che “la fede mira a costruire ponti e a integrare, non a isolare e a erigere barriere”.
L'UE preserva la pace
I firmatari, tra i quali anche l'ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, “uniscono così le forze per opporsi al Brexit affermando che l'UE è indispensabile per preservare la pace, la lotta contro la povertà e la lotta contro la crisi migratoria”, è l'analisi del “Guardian”. I firmatari, che sottolineano di esprimersi a titolo personale, precisano: “In quanto dirigenti e alti esponenti delle comunità religiose esortiamo i nostri correligionari e altri a riflettere sulle conseguenze di un voto di uscita sulle cose a cui teniamo di più”.
“Gli ultimi 70 anni costituiscono il periodo di pace più lungo nella storia dell'Europa", ricordano. "Le istituzioni che ci permettono di lavorare insieme e di comprendere allo stesso tempo le nostre differenze e ciò che abbiamo in comune contribuiscono ad aumentare la nostra sicurezza e il nostro senso dello sforzo collettivo”.
Riflessione e responsabilità
La lettera prosegue rimarcando il fatto che “molte delle sfide con le quali siamo confrontati oggi possono essere affrontate soltanto in un contesto europeo o persino mondiale: la lotta contro la povertà nel mondo in via di sviluppo, far fronte al cambiamento climatico e fornire la stabilità che è essenziale per la lotta contro l'attuale crisi migratoria”.
I firmatari concludono invitando i votanti alla riflessione: “Speriamo che il prossimo 23 giugno chi andrà a votare si domanderà se il fatto di minare le istituzioni internazionali incaricate di realizzare questi obiettivi potrebbe ragionevolmente contribuire a una società più giusta, più pulita e più sicura”. (in La Vie; trad. it. G. M. Schmitt/voceevangelica.ch)