Al cardinale non piace Lutero

Il cardinale Müller afferma, contro papa Francesco, che la Chiesa cattolica non ha motivo di celebrare la riforma protestante

12 aprile 2016

(Ludovica Eugenio) "Noi, i cattolici, non abbiamo nessuna ragione di celebrare il 31 ottobre 1517, data che segna la nascita della Riforma e che condusse alla frattura del cristianesimo occidentale". Lo ha affermato, contrastando l’orientamento espresso da papa Francesco, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede card. Gerhard Ludwig Müller, in un libro-intervista recentemente pubblicato in Spagna, dal titolo "Informe sobre la esperanza" (a cura di Carlos Granados, Biblioteca de autores cristianos).

Contestato il viaggio del papa
Francesco, infatti, si recherà il 31 ottobre prossimo a Lund, in Svezia, per incontrare Munib Younan, vescovo luterano, e Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale (Flm), proprio in occasione del 500.esimo anniversario della Riforma protestante, le cui celebrazioni prenderanno avvio in quella data, un anno esatto prima dei 500 anni dalla affissione delle 95 tesi di Lutero alle porte della cattedrale di Wittemberg.
Una partecipazione, quella del papa, salutata con favore dalla commissione internazionale di dialogo luterano-cattolico presieduta dal vescovo ausiliare di Fulda, per parte cattolica, mons. Karlheinz Diez e, per parte luterana, dal vescovo emerito di Helsinki Eero Huovinen, che nel documento “Dal conflitto alla comunione” affermano: "Nel 2017 i cristiani luterani e cattolici commemoreranno congiuntamente il quinto centenario dell’inizio della Riforma. Oggi tra luterani e cattolici stanno crescendo la comprensione, la collaborazione e il rispetto reciproci. Gli uni e gli altri sono giunti a riconoscere che ciò che li unisce è più di ciò che li divide: innanzitutto la fede comune nel Dio uno e trino e la rivelazione in Gesù Cristo, come pure il riconoscimento delle verità fondamentali della dottrina della giustificazione".

Condanna della Riforma
Nel libro, il card. Müller afferma che, "se siamo convinti che la rivelazione divina è restata immutata e preservata tramite le Scritture e la tradizione, nella dottrina della fede, nei sacramenti, nella costituzione gerarchica della Chiesa, fondata sul sacramento dell’ordinazione sacerdotale, noi non possiamo accettare che vi siano ragioni sufficienti per separarsi dalla Chiesa".
Müller, che ha dedicato la propria tesi di dottorato al teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, non rifiuta il dialogo ecumenico con il protestantesimo, ma auspica che si svolga "in modo realista": "Il teologo Karl-Heinz Menke ha ragione di affermare che la relativizzazione della verità e l’adozione acritica delle ideologie moderne sono gli ostacoli principali all’unità nella verità". Già in un’intervista dello scorso dicembre alla rivista tedesca Die Zeit (n. 1/2016), il cardinale prefetto della CDF tracciava i limiti del dialogo ecumenico, affermando che "bisogna guardarci dal forzare un’unità, facendo violenza alla coscienza della verità. Una unità senza verità, in cui il cristianesimo venisse ridotto allo stato di religione civile, non può avere successo (…). In passato, oggi e in ogni epoca, la preoccupazione comune dev’essere questa: vedere Gesù Cristo al centro di ogni pensiero, di ogni azione e di ogni aspirazione cristiana". (“www.adista.it” del 8 aprile 2016)