Angela Merkel una protestante al potere

Mentre i suoi omologhi sulla scena politica internazionale vengono e vanno, lei si candida per il quarto mandato consecutivo al cancellierato tedesco

11 dicembre 2016

(ve/réforme) Sedici anni fa, a Essen, nella Ruhr, Angela Merkel si era imposta alla guida del Partito democratico cristiano tedesco CDU, scavalcando nelle preferenze Wolfgang Schäuble, impelagato in uno scandalo di fondi neri. Cinque anni dopo, la "Mutti" - come viene affettuosamente chiamata in Germania - era eletta al cancellierato. La scorsa settimana, di nuovo a Essen, Angela Merkel è stata indicata dalla CDU, con l'89,5% dei voti, quale candidata alla cancelleria. Per la quarta volta consecutiva. Sorridente, serena, per nulla logorata dal lungo esercizio del potere o dai dubbi che si diffondono tra i suoi elettori, ha visto passare Bush e Obama, Sarkozy e Hollande, Cameron e Renzi, mentre lei rimane al suo posto.

Sorridente, serena, non è logorata dall'esercizio del potere

Dopo l'annuncio della sua candidatura, la CDU ha registrato un aumento dei consensi nei sondaggi relativi alle intenzioni di voto. Tutto sembra indicare che Angela Merkel abbia buone possibilità di essere rieletta e di uguagliare il record di longevità di Helmut Kohl, cancelliere per sedici anni. Durante i tre mandati finora assolti, la leader del partito conservatore tedesco ha dovuto affrontare non poche tempeste, come la crisi finanziaria del 2008, la crisi dell'euro e l'accoglienza di quasi 900'000 rifugiati nell'arco di un solo anno. Eppure rimane in sella, come se un legame invisibile, ma saldissimo, la legasse al suo popolo.

Un editorialista della Süddeutsche Zeitung riassume così il segreto della longevità politica della cancelliera: "Il carisma di questa donna, consiste nel non averne alcuno!". La capacità di adattamento e l'impassibilità hanno permesso ad Angela Merkel, scienziata venuta dalla Germania dell'Est, scaraventata nella politica dopo la caduta del Muro di Berlino, di salire rapidamente le gerarchie della CDU. A facilitare l'ascesa di questa giovane donna protestante dell'Est in un ambiente dominato da maschi cattolici dell'Ovest, è Helmut Kohl, il quale la definisce, paternalisticamente, "das Mädchen" (la ragazza, ndr.). Finché Angela, approfittando di uno scandalo di corruzione in cui incappa il capo - che ha il torto di sottovalutarne le ambizioni -, non lo scalza dal potere.

Un tipico prodotto dell'educazione protestante della Germania dell'Est

Angela Merkel sa sconfiggere i suoi rivali senza umiliarli, rimane al centro del gioco politico senza gettare il suo ego sulla bilancia. Per conservare il potere, è disposta a prendere misure radicali come decidere di uscire dal nucleare o accogliere centinaia di migliaia di rifugiati. Secondo il giornalista Torsten Körner, "quest'ultima decisione è legata ai valori cristiani di cui è impregnata, ma anche alla volontà di difendere l'Europa in quanto area economica minacciata dallo spettro della sparizione dello spazio Schengen nel caso della chiusura delle frontiere". Certo, continua Körner, "la cancelliera ha sopravvalutato la disponibilità degli altri Paesi europei a partecipare al piano e ha commesso un errore di valutazione, ma credo che abbia agito spinta da uno spirito europeo".

Angela Merkel è figlia di un pastore protestante trasferitosi in una cittadina a nord di Berlino, nel 1954, pochi mesi prima della sua nascita. Il padre, Horst Kasner, è direttore di un istituto di formazione per pastori. Il centro, a Templin, nel Brandeburgo, ospita anche giovani andicappati. L'educazione nella fede evangelica in terra comunista forma il suo carattere e la sua visione del mondo. Il suo primo mentore in politica, Lothar de Maizière, il quale guiderà l'ultimo governo della Germania dell'Est, afferma: "Secondo me, lei è un tipico prodotto dell'educazione protestante della Germania orientale. E questo significa che le regole, in casa, erano molto chiare: tu puoi fare questo, e non quello. Le circostanze della vita possono portare notevoli subbugli, tuttavia permangono dei limiti precisi che non devono essere valicati".

La vita dev'essere spesa per dare il meglio di se stessi

Collaboratori e omologhi sulla scena internazionale riconoscono ad Angela Merkel una straordinaria disciplina nel lavoro. Fin dai suoi primi passi in politica, è abituata a giornate lavorative di 16-17 ore, e questo per sei giorni la settimana. Nel finesettimana, la cancelliera si distrae dedicando almeno due ore al suo passatempo preferito: cucinare la zuppa di patate. Torsten  Körner dice: "In lei è molto forte la volontà di realizzarsi attraverso il lavoro. Per lei, la vita dev'essere spesa per dare il meglio di se stessi. Il risultato ottenuto conta molto. La consapevolezza del proprio dovere e l'esercizio del potere sono strettamente connessi e credo che ciò derivi dalla sua educazione protestante". A tutto ciò si accompagna il rifiuto del superfluo, di ciò che è glamour, della vanità dell'apparire. Suo marito, Joachim Sauer, affermato professore di fisica, va al lavoro, in università, a Berlino, usando i mezzi pubblici. A bordo della loro auto, una vecchia Volkswagen, raggiungono anonimamente la loro casa di vacanze nel Brandeburgo. E d'estate si recano nel Tirolo, per fare delle lunghe gite in montagna. Uno stile di vita poco appariscente, lontano da qualsiasi scandalo, che piace al popolo tedesco.

I valori cristiani caratterizzano la sua azione e i suoi discorsi. Pochi giorni fa, a Iena - roccaforte del partito populista e xenofobo Alternative für Deutschland -, durante un incontro organizzato dalla locale CDU, ha risposto in modo pacato, ma senza fare sconti, a chi chiedeva di porre limiti precisi al numero di rifugiati da accogliere. Vista la situazione incerta in Siria e in Iraq, ha detto, è impossibile fissare limiti rigidi. Senza farsi impressionare da chi le urlava che la sua politica dell'accoglienza non è che una mossa propagandistica, ha affermato: "Non possiamo rinviare nessuno ad Aleppo, dove 250'000 persone vivono sotto i bombardamenti quotidiani, senza ospedali e senza medicine".
Al termine dell'incontro, quando i critici hanno ormai abbandonato la sala, risponde alle domande di tre rifugiati eritrei che chiedono di poterle stringere la mano. In mezzo a una campagna elettorale che si presenta come una delle più difficili e mentre un partito di estrema destra potrebbe entrare in parlamento - per la prima volta, nella storia tedesca del secondo dopoguerra - Angela Merkel cerca di convincere i tedeschi di essere il migliore baluardo contro il populismo. (trad. e adat. Paolo Tognina)

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