La Cina vede rosso

Cristiani cinesi espongono centinaia di croci in pubblico. Protestanti e cattolici uniti per una disobbedienza nonviolenta

09 agosto 2015

(Sarah Eekhoff Zylstra) Il governo di Wenzhou, città costiera chiamata “La Gerusalemme della Cina”, ha fatto abbattere, negli ultimi due anni, centinaia di grandi croci rosse da edifici ecclesiastici. Ora, protestanti e cattolici cinesi si stanno alleando per esporre nuovamente, in pubblico, le loro croci rosse, sebbene molto più piccole.

Campagna di disobbedienza civile
In una campagna online i leader delle chiese nella provincia orientale di Zhejiang hanno chiesto ai cristiani di creare centinaia di piccole croci in legno, dipingerle di rosso e mostrarle a casa oppure sulle proprie auto.
“Ogni volta che abbattono una croce, noi ne faremo un’altra”, ha dichiarato a "The Guardian" un leader ecclesiastico, parlando della condizione di anonimato dei cristiani in Cina. “Stiamo perfino considerando di fare bandiere e vestiti raffiguranti croci. Faremo fiorire la croce in tutta la Cina”.
La campagna di rimozione delle croci iniziò nel 2013, ma ha colpito più duramente i cristiani la scorsa estate. Centinaia di croci sono state rimosse a volte insieme alla demolizione delle stesse chiese.

Proteste e nuove disposizioni del governo
I cristiani hanno protestato, a volte seduti davanti ai loro edifici o alle croci, per proteggerle. Più di 100 persone sono state fermate e arrestate durante la rimozione delle croci nel 2014, secondo quanto riportato da Christian Solidarity Worldwide (CSW). Altre 38 persone sono state picchiate e ferite durante le proteste.
La rimozione delle croci è diminuita lo scorso autunno ed è sembrata spegnersi del tutto durante l’inverno, ma ha ripreso vigore durante la scorsa primavera. A maggio sono state rimosse 17 croci. A luglio altre 10.
Sempre in maggio il governo ha diffuso delle nuove linee guida per la realizzazione delle croci sulle chiese: devono essere piccole, non più di un decimo dell’altezza della facciata dell’edificio. Devono essere discrete, di un colore adeguato all’edificio. E devono essere poste sull’edificio, non alla sua sommità. In conseguenza di queste regole, la maggior parte delle croci ancora rimaste, che di solito erano rosse e poste al di sopra dell’edificio, dovranno essere rimosse.

Demolite croci, ma anche chiese
I cristiani stanno perdendo la pazienza, secondo quanto afferma una lettera aperta dei leader cattolici di Wenzhou, la città di Zhejiang nota come “La Gerusalemme della Cina” a causa della presenza di un milione di protestanti e 300.000 cattolici.
“La nostra diocesi è stata paziente e ragionevole, abbiamo mostrato tolleranza, pregato, comunicato e osservato, sperando che la foschia si sarebbe schiarita”, hanno scritto i leader ecclesiastici. “Ma non si sono fermati. Invece, hanno portato oltre la campagna e hanno ripreso ad attaccare la croce, simbolo di pace e amore”.
“La campagna in atto tesa a rimuovere forzatamente le croci e demolire le chiese a Zhejiang ha avuto un effetto profondamente negativo sulle chiese cattoliche e protestanti nella provincia”, spiega l’amministratore delegato di CSW Mervyn Thomas. “Molti leader ecclesiastici hanno pazientemente e ripetutamente cercato di negoziare ed entrare in dialogo con le autorità locali; le proteste e le petizioni dei leader e dei laici cristiani sono un segnale che le loro preoccupazioni non sono state considerate”.

È in gioco la libertà religiosa
Lo scorso 4 luglio, alcuni membri di una nuova chiesa hanno attuato un sit-in, brandendo cartelli che dicevano “sollevare la croce” e “proteggere la libertà religiosa”. A fine luglio circa 20 ministri di culto hanno protestato davanti agli uffici del governo. “Sostenere la dignità religiosa e opporsi alla rimozione forzata delle croci”, diceva il loro striscione.
Allo stesso tempo un gruppo di avvocati cristiani per i diritti umani sta unendo le forze per combattere a favore della libertà religiosa, definendosi “Avvocati per la protezione della croce”.

Arresti illegali di cristiani
Due settimane fa, 16 protestanti sono stati arrestati con l’accusa di “ostacolare una pubblica funzione” e “esercitare un commercio illegale”, ma il loro avvocato sostiene che sono stati arrestati per essersi rifiutati di far rimuovere la loro croce. Il docente cattolico Chen Kaihua su Weibo (versione cinese di Twitter) ha chiesto alle chiese nel paese di unirsi al “movimento di disobbedienza sicura e legale”. Kaihua ha scritto: “Domani vedrete croci ovunque a Zhejiang”. (da Christianity Today; trad. it. Luisa Nitti/voceevangelica.ch)