La reputazione delle chiese

Un'indagine sull'immagine delle chiese svizzere, la qualità dei loro servizi, l'affidabilità del personale incaricato dell'assistenza spirituale e della direzione delle istituzioni ecclesiastiche

18 luglio 2015

(Martin Spilker) Poco meno di 1400 persone sono state interpellate, nella Svizzera tedesca, sui loro legami con le chiese e sui loro sentimenti e sulle loro opinioni in merito alle istituzioni ecclesiastiche. È accaduto nell'ambito di uno studio condotto dall'Istituto svizzero di sociologia pastorale (SPI) di San Gallo e dal Centro per lo sviluppo della Chiesa dell'Università di Zurigo. Tra le persone intervistate, anche 360 futuri maestri e maestre di scuola elementare e materna dell'Alta scuola pedagogica di San Gallo, 90 studenti di teologia da tutte le facoltà cattoliche romane ed evangeliche riformate della Svizzera tedesca e 949 membri di Parlamenti cantonali.
Lo studio, curato da Urs Winter-Pfändler, è stato pubblicato dall'editore SPI ed è uscito col titolo "Kirchenreputation. Forschungsergebnisse zum Ansehen der Kirchen in der Schweiz und Impulse zum Reputationsmanagement".

Principali risultati dell'indagine
Il quadro che emerge dallo studio è più positivo di quanto non ci si potesse attendere. Le chiese possono contare su collaboratori motivati e competenti, battesimi e matrimoni sono cerimonie richieste, l'impegno sociale delle chiese è apprezzato.
Nel contempo, lo studio conferma che l'immagine della chiesa cattolica ha sofferto a motivo degli scandali legati alla pedofilia, della sua morale sessuale e dell'insistenza sull'obbligatorietà del celibato. Per quanto concerne la chiesa riformata, i politici ne apprezzano le capacità organizzative e stimano la motivazione dei suoi collaboratori. L'immagine della chiesa riformata appare migliore di quella della chiesa cattolica romana.
Lo studio conferma che una cattiva immagine della chiesa influisce sulla decisione delle persone di lasciare l'istituzione. Di grande importanza, per finire, è la capacità delle chiese di comunicare, sia con i propri membri, sia con la società.

L'immagine delle chiese
“Il modo in cui gli altri ci vedono ha qualcosa da insegnarci”, sottolinea Arndt Bünker, direttore dello SPI. Ovviamente chi ha condotto lo studio ha dovuto limitare il sondaggio a una parte della società. Con i futuri maestri e maestre di scuola elementare e materna sono stati scelti giovani che un giorno trasmetteranno anche la loro immagine delle chiese. I membri dei parlamenti cantonali sono stati interpellati a motivo del loro coinvolgimento nel dibattito sulle relazioni tra Chiese e Stato. E come terzo gruppo sono stati scelti studenti di teologia in quanto futuri collaboratori delle chiese. Urs Winter-Pfändler, collaboratore dello SPI che ha condotto lo studio e ha valutato i risultati, spiega: “Non abbiamo affrontato le grandi questioni teologiche. Ci siamo concentrati sull'immagine che le persone si fanno delle chiese quando entrano in contatto con esse". Un aspetto è emerso in modo molto evidente: l'immagine delle chiese dipende dall'impressione suscitata dai suoi esponenti.

Le chiese nel quotidiano
Lo scopo dello studio non è quello di esaminare le chiese sulla base della qualità dei loro prodotti, afferma Urs Winter. Ma le prestazioni di servizio, ossia le offerte delle chiese, possono però essere misurate e valutate in modo assolutamente obiettivo. “Quando a un funerale un pastore o un prete continua a guardare l'orologio, ciò può essere spiegato con un'agenda fitta di impegni. Ma alla famiglia in lutto rimane una cattiva impressione”, ha affermato il direttore dello studio.
Per Thomas Schlag, professore al Centro per lo sviluppo della chiesa dell'Università di Zurigo, ogni critica espressa nei confronti della chiesa e dei suoi collaboratori deve far riflettere. Perché, afferma, “chi si impegna nel servizio per la chiesa si espone e deve essere in grado di affrontare le reazioni”.

Le chiese possono imparare da altri
Di certo le critiche, ha proseguito il professore di teologia, possono essere viste come un rischio, come una minaccia alla propria persona e all'istituzione. Ma esse devono essere intese anche come opportunità, insiste Thomas Schlag. Le affermazioni raccolte nel corso dell'indagine mostrano semmai che c'è un grande potenziale di fiducia nei confronti delle chiese. “Le chiese non devono aver paura delle critiche”, dice ancora Schlag, ma piuttosto parlare con prontezza e attenzione di quello che è la loro sostanza: la fede in Gesù Cristo.
L'attenzione verso i modi in cui i rappresentanti della chiesa - uomini e donne -, agiscono nell'assistenza pastorale, nell'amministrazione o in particolari servizi, è indicata nello studio tra i compiti principali per favorire una buona reputazione. Il riguardo verso il personale, il comportamento in casi di conflitto, i modi, i tempi e i luoghi in cui le informazioni giungono al pubblico sono aspetti nei quali la chiesa può imparare molto da altre organizzazioni, senza per questo dover rinunciare alla propria specificità cristiana.