Le chiese milanesi e l'Expo

Lettera aperta del Consiglio delle chiese di Milano esprime dubbi e riserve sull'Expo

01 maggio 2015

(ve/insieme) "Il dramma della fame e della sete, le carestie che colpiscono vaste aree del mondo, le disuguaglianze nella distribuzione del cibo e delle risorse, sono un'emergenza planetaria. Anche le Chiese cristiane si sentono interpellate, perché è uno scandalo che oltre un miliardo di fratelli e sorelle non abbia cibo sufficiente o accesso all'acqua, mentre una parte dell'umanità vive nell'opulenza e nello spreco". Si apre con queste parole la Lettera aperta che le chiese cristiane riunite nel Consiglio delle chiese di Milano CCCM ha pubblicato alla vigilia dell'apertura della kermesse internazionale.

Una vetrina delle multinazionali?
Le 17 chiese del Consiglio vogliono invitare i visitatori/le visitatrici dell’EXPO alla preghiera e alla discussione. Ma nella sua lettera aperta il Consiglio esprime anche il timore che l’EXPO sia effettivamente solo una vetrina delle multinazionali dell’industria alimentare. Questo timore è condiviso da molti, perché all’EXPO si presentano proprio quei gruppi industriali che hanno il controllo mondiale sull’alimentazione e che, attraverso la loro politica, sono colpevoli della situazione attuale: 1 miliardo di persone che soffrono la fame e 1 miliardo di persone sovrappeso - due facce della stessa medaglia.

Riaffermare il diritto all'acqua
Nella politica di questi gruppi industriali non sono in gioco i bisogni primari delle persone, ma esclusivamente il profitto, ad esempio attraverso il land and water grabbing (acquisizione di grandi aree e risorse idriche nei Paesi del terzo mondo, associata all’allontanamento dalle terre e all’impoverimento della popolazione rurale), l’aumento del controllo sulle sementi attraverso la manipolazione genetica o la privatizzazione dell’approvvigionamento idrico. Il presidente di Nestlè Worldwide sostiene, come per il petrolio, l’istituzione di una borsa per l’acqua. Questo significherebbe che l’acqua potabile e il suo accesso non sarebbero più un diritto, come è stato formulato da una risoluzione dell’ONU del 2011, ma una merce che non tutti possono permettersi.

Impegno delle chiese
Alla luce di questa situazione, il Consiglio di chiesa milanese afferma: “Non vorremmo che l’EXPO mirasse ad un consolidamento delle attuali dinamiche in campo alimentare ignorando come sia invece urgente ridiscutere e riprogettare l’attuale modello economico... È l’Evangelo stesso che in Cristo ci invita non solo a solidarizzare e sostenere le vittime dell’ingiustizia del nostro tempo ma a rimuovere le cause di tanta disperazione”. Auspichiamo di riuscire a organizzare molti incontri di preghiera e discussioni a questo riguardo nelle chiese milanesi.