Cinque cose da imparare dal buddismo

Il futuro del cristianesimo si trova nel passato del buddismo? È una domanda che ultimamente mi ha tormentato. Ecco le risposte che ho trovato

29 aprile 2015

(Christian Piatt) L’autore monastico Tich Nhat Hanh scrisse un libro, anni fa, chiamato "Living Buddha, living Christ". Quel libro ebbe un forte impatto su di me. A quel tempo io ero stato cacciato dalla mia chiesa d’origine per aver posto troppe domande e a quel punto ero certo che in nessun modo avrei mai più legato la mia vita a Gesù o all’Evangelo. Per fortuna - e sorprendentemente - fu un monaco buddista a ricondurmi a Gesù.
Nel suo libro egli delinea molti paralleli fra la vita, l’insegnamento e la pratica di Gesù e quelli di Siddharta Gautama, in seguito noto come il Buddha, dopo aver ricevuto l’illuminazione. Il buddismo ha molto da insegnarci sulla direzione che la cristianità dovrà prendere nel ventunesimo secolo.

No Ego
Una delle maggiori debolezze della cristianità moderna è stato il mettere l’accento sull’individuo. Ciò proviene più dalla nostra cultura individualistica che non dal cristianesimo in quanto tale. Se ad esempio ci concentriamo sul concetto di peccato personale (spesso tradotto come sessuale), vediamo che l’idea del peccato nella Bibbia ebraica era invece più collettiva. Abbiamo anche concentrato l’attenzione in modo eccessivo sulla salvezza personale o sulla "relazione personale con Gesù Cristo", che ha portato anche a quelle interpretazioni imbastardite come il falso evangelo della prosperità personale.
Nella pratica buddista bisogna imparare a lasciar morire il sé, per così dire, per creare una relazione più profonda e più significativa e interdipendente con gli altri e con la creazione. Ciò è in realtà più coerente con il pensiero dell’antico ebraismo e del cristianesimo di quanto non lo sia la nostra versione moderna ed egocentrica della cristianità.

Saggezza, non conoscenza
Chi è stato formato come me sa che ci veniva insegnato ad essere "armati della sola Parola", che praticamente significava conoscere la Bibbia dentro e fuori - o anche memorizzarla - in modo da essere pronti ad argomentare contro chiunque la rifiutasse. Ma intanto noi non impiegavamo molto tempo, e forse non ne impiegavamo per niente, a fare esperienza del "mondo reale". Sebbene i valori della nostra cultura contribuiscano ad accumulare un gran patrimonio di conoscenza e competenze, in realtà fanno assai poco per prepararci a vivere in modo aderente a Cristo, oltre le mura della chiesa.
La saggezza, a differenza della conoscenza, arriva come risultato dell’esperienza di vita. Qualcosa accade e, qualche volta, sbagliamo. Allora riflettiamo, impariamo e cambiamo i nostri atteggiamenti o comportamenti, andando avanti. La cristianità, comunque, troppo spesso ci insegna a trincerarci nell’auto-giustificazione, cercando piuttosto di cambiare gli altri per farli essere più simili a noi (Dio non voglia che noi veniamo cambiati da qualcuno che non sia cristiano). Ma la vera saggezza significa ricevere insegnamento ed essere cambiati da tutte le nostre esperienze, utilizzando questa saggezza come opportunità per fare meglio ed essere migliori nel futuro.

Un cuore giusto viene prima del credo
Quando qualcuno si unisce ad una chiesa cristiana, o prima di essere battezzato o di impegnarsi a dedicare la propria vita a Cristo, noi gli rivolgiamo inevitabilmente tre parole rivelatrici: "Credi tu che…?". Ma Gesù non ha mai chiesto alle persone in che cosa credessero, né ha chiesto loro di recitare un credo prima di seguirlo o di andare a fare per gli altri ciò che lui fece per loro. Gesù era più preoccupato della natura dei loro cuori che non del loro credo.
È qui che un principio fondamentale del buddismo ci viene in aiuto. Ci è stato insegnato che un cuore giusto conduce a pensieri giusti e ciò, a sua volta, conduce ad un buon agire. Ma tutto comincia dall’orientamento dei nostri cuori. Non siamo mandati nel mondo per costringere le persone dentro un sistema di pensiero; piuttosto, siamo chiamati ad andare fuori e offrirci pienamente e con spirito di sacrificio in umile servizio agli altri, indipendentemente da chi siano, in cosa credano o da quale vantaggio possa esserci per noi.

Nulla è per sempre
Noi siamo piuttosto attenti ad alcune false correlazioni fra la nostra fede e la durata della vita delle nostre chiese e denominazioni. Riteniamo di stare facendo la volontà di Dio se le nostre chiese sono piene, i bilanci a posto e siamo in grado di trasmettere un retaggio istituzionale sano a coloro che verranno dopo di noi. Ma Gesù predicò la distruzione del tempio non solo per sconcertare le persone: li stava avvertendo di non aggrapparsi a tutti i criteri della religione che avevano intorno a loro e che inevitabilmente sarebbero crollati.
Possiamo apprendere molto dalla disciplina artistica buddista della creazione di mandala. Queste elaborate creazioni artistiche di sabbia a volte richiedono settimane per essere realizzate, con molti monaci che vi si dedicano per ore e giorni interi. E mentre il nostro istinto generalmente è di difendere e preservare ciò che è meraviglioso, il mandala viene intenzionalmente distrutto non molto tempo dopo essere stato realizzato. La sabbia torna alla terra e l’unica impressione che rimane è dentro di noi. È il difficile esercizio del lasciar andare, da cui possiamo imparare molto.

Prendersi cura di tutta la creazione
Noi cristiani siamo stati grandemente toccati dalla rivoluzione industriale in modi che hanno avuto un impatto molto negativo sulla nostra relazione con la creazione. Questo, combinato con un’eccessiva enfasi sul disprezzo del corpo e dell’identità sessuale, ha creato un senso di estraneità dal corpo, che ci ha resi anche meno interdipendenti dagli altri e meno dipendenti dalla natura. La nozione di"dominio"insegna falsamente in alcuni ambienti cristiani che il pianeta è nostro ed è da usare come meglio ci piace. E alcuni si spingono ancora oltre suggerendo che tutto ciò che noi possiamo fare per aiutare ad accelerare la fine dei tempi ci rende molto più vicini ad annunciare il regno di Dio sula terra.
Il buddismo, invece, insegna la semplicità, l’umiltà e la cura attenta verso tutta la creazione. La cura e l’umiltà ci aiutano a sciogliere il nostro desiderio personale e ad eliminare gli eccessi delle nostre abitudini. Quando raggiungiamo una sana consapevolezza di quale sia il nostro posto in un ecosistema più ampio e delicato, non solo trattiamo l’ambiente con più cura, ma trattiamo anche noi stessi con maggiore attenzione. (fonte; trad. it. Luisa Nitti/voceevangelica.ch)

Christian Piatt è l’autore di "Christian, Blood Doctrine" e "Banned Questions". È impegnato in un progetto denominato"My Jesus", con cui intende seguire la vita e l’esempio di Cristo in modo più onesto e profondo attraverso la preghiera, lo studio e l’azione.