Le donne sanno parlar chiaro

Cornelia Camichel è stata eletta decano della Chiesa riformata del Cantone dei Grigioni. È la prima donna ad assumere questo incarico. In questi giorni inizia il suo mandato

04 gennaio 2015

Cornelia Camichel Bromeis, attuale pastora della parrocchia riformata di Davos, sposata, madre di tre figli, conosce bene la Chiesa evangelica riformata dei Grigioni e le sue strutture. Pastora nei Grigioni da quattordici anni, per sei anni membro del Consiglio ecclesiastico cantonale, potrà ora, in qualità di decana, contribuire al buon funzionamento della chiesa riformata di un Cantone in cui vivono oltre 50'000 protestanti.

Lei è la prima donna a ricoprire la carica di decano della Chiesa evangelica riformata nei Grigioni. Quello che le è stato affidato dal sinodo, è un compito che riveste un'importanza particolare per lei?
Certo, per me, personalmente, questo incarico costituisce qualcosa di particolare - del resto, penso che anche per un uomo, chiamato a ricoprire questo ruolo, si tratti di un incarico particolare e importante. Si tratta di un nuovo compito che sono chiamata ad affrontare, una sfida, in un certo senso, che accetto con piacere. Per il sinodo è certamente una cosa nuova, il fatto di avere un decano donna. È una novità il fatto che anche le donne possano accedere a questo incarico. È stato un cammino lungo che il sinodo ha dovuto percorrere e che la chiesa riformata nel suo insieme ha dovuto fare per aprire alle donne questa possibilità.

Ma perché c'è voluto tanto tempo prima che la Chiesa riformata grigionese - che esiste da oltre 450 anni -, si decidesse ad eleggere una donna quale decano del sinodo?
Sono passati cinquant'anni da quando è stata presa la decisione, nel Cantone dei Grigioni, di ammettere delle donne al pastorato e dunque di permettere alle donne anche di fare parte del sinodo della Chiesa evangelica riformata - col diritto di voto. Questo non bisogna dimenticarlo. E c'è voluto del tempo prima che le donne cominciassero a interessarsi allo studio della teologia e fossero pronte per entrare nel ministero pastorale. Nel frattempo è diventato un fatto normale che nel sinodo ci siano molte donne e che ci siano donne disposte ad assumere degli incarichi di governo nella chiesa. Questo è stato reso possibile da un adattamento delle strutture che permettono oggi, a donne e uomini, di assumere i medesimi incarichi. Si è trattato di cambiamenti che hanno avuto bisogno di tempo per poter maturare. Già otto anni fa due donne si erano candidate per occupare il ruolo di decano. Loro hanno per così dire preparato il terreno. E questa volta finalmente il sinodo ha deciso di eleggere una donna.

Lei è stata eletta dal sinodo lo scorso anno e assume in questi giorni la sua nuova funzione. Quali sono gli accenti che intende porre, quali i temi sui quali vorrebbe insistere in modo particolare?
Vorrei che la chiesa riformata - con i suoi valori cristiani - potesse essere maggiormente presente nel dibattito pubblico e condividere, con le persone, i valori di cui è portatrice. Spero che ciò sarà possibile, anche in futuro, e anche se la chiesa dovesse avere un minore numero di fedeli. Sono convinta che noi abbiamo delle cose da dire che sono importanti per la vita di molte persone, e dunque voglio impegnarmi affinché la voce della chiesa possa essere diffusa, attraverso i numerosi canali che abbiamo a disposizione, e possa essere sentita e ascoltata.

Può farci un esempio di un tema sul quale vorrebbe intervenire in modo più incisivo e far sentire la voce della chiesa?
Io vorrei che la chiesa intervenisse nel dibattito intorno ai temi che riguardano la vita, dal suo inizio fino alla fine mostrando chiaramente il suo profilo e la sua posizione. Il sinodo si è occupato, ad esempio, della proposta, avanzata dall'organizzazione Exit, di liberalizzare l'assistenza al suicidio permettendo anche a persone che non sono gravemente ammalate di togliersi la vita. Su questo, come su altri argomenti simili, dovremo, come chiesa, esprimere chiaramente il nostro parere, dire che cosa pensano e credono pastore e pastori e la chiesa intera.

Lei cercherà dunque di comunicare in modo più chiaro e di definire in modo più netto le posizioni riformate su temi rilevanti del dibattito pubblico, politico e sociale...
Esatto, è proprio così. In fondo, è ciò che abbiamo già sempre fatto. Ma oggi dovremmo sforzarci ancora di più e usare meglio i molti mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione per esprimere il nostro parere.

Pastora Camichel, come valuta la situazione ecumenica nei Grigioni? La collaborazione con i vertici della diocesi retta dal vescovo Vitus Huonder non è sempre facile. Come intende procedere?
Intendo continuare a mantenere i contatti, badando di non lasciarli cadere. E poi ci esporremo pubblicamente, interverremo, prendendo sul serio le posizioni del nostro partner, ma senza nascondere o tacere le nostre posizioni. Cercheremo di proseguire nel cammino comune, sforzandoci, nel limite del possibile, di dare delle risposte - in una prospettiva cristiana - alle domande che preoccupano la società.

Mi permetta una domanda sulla questione della diminuzione dei fedeli, un fenomeno che riguarda anche la Chiesa evangelica riformata nei Grigioni - ne ha brevemente parlato anche lei, all'inizio di quest'intervista. È un problema con il quale si troverà a fare i conti, nei prossimi anni...
La chiesa riformata cantonale non è direttamente colpita dal fenomeno dell'abbandono della chiesa, in quanto le persone che lasciano la chiesa comunicano la propria decisione alla parrocchia riformata locale, e non agli uffici cantonali. Detto questo, credo che se le persone sanno quali sono le nostre convinzioni e per che cosa lavoriamo e in che cosa crediamo e dunque quale è il profilo dell'istituzione di cui fanno parte, ci saranno meno abbandoni. E credo anche che il fenomeno dell'esodo dalle chiese col tempo si esaurirà, e forse assisteremo a un ritorno.

La chiesa riformata - come anche quella cattolica - si sta riorganizzando, nei Grigioni. Anche perché l'attuale modello di finanziamento viene messo in discussione - proprio l'anno scorso il popolo grigionese è stato chiamato alle urne sul tema delle imposte ecclesiastiche. L'iniziativa è stata respinta, ma forse sarà necessario riflettere sul tema. Lei che cosa ne pensa?
Certo, questo va preso sul serio. E forse è ora che cominciamo a riflettere seriamente sulla possibilità che ci siano altri modelli di finanziamento delle chiese. Importante è che le persone che fanno parte della chiesa sappiano dove va a finire il denaro che versano e trovino, nella chiesa, quell'accoglienza che desiderano e che cercano. Su queste questioni, noi siamo aperti e pronti al dialogo. (a cura di Paolo Tognina)